Il piacere (1985)

Synopsis : « Un peu avant la deuxième guerre mondiale, Gérard un riche aristocrate, vit en Italie avec sa compagne Léonore, une femme d’une grande beauté. Leurs relations sont étranges, frisant la perversité, où tout est permis. Gérard a un hobby : Il enregistre sur magnétophone leurs ébats amoureux et Léonore garde jalousement les cassettes comme s’il s’agissait d’un journal intime sur sa vie sexuelle. » (Résumé VHS Video Trust International)

« Dans la féérie du carnaval de Venise, Gérard, un riche aristocrate rencontre Léonore dont il tombe follement amoureux. Quand la guerre se déclare, Léonore meurt soudainement. Gérard recueille alors le fils et la fille de son ancienne maîtresse. Il ne se doute pas que le charme d’Ursula, la fille, va l’entraîner dans une aventure érotique torride. » (Résumé VHS – Editeur inconnu)

Titre original : Il piacere – Pays : Italie – Année : 1985 – Réalisateur : Joe D’Amato – Histoire et scénario : Claudio Fragasso, Franco Valora, d’après une histoire originale de Nicolas Restif de La Bretonne – Maison de production : Filmirage – Photographie : Joe D’Amato – Montage : (?) – Musique : Cluster – Durée : 85 min. – Genre : Drame érotique…

Distribution : Isabel ‘Andrea’ Guzon (Leonora/Ursula), Gabriele Tinti (Gerard Villeneuve),  Marco Mattioli (Edmund), Lilli Carati (Fiorella), Laura Gemser (Haunani), Dagmar Lassander (Rosa)…

Dates d’exploitation : Italie (31 Juillet 1985), France (25 Septembre 1985), U.K (1986), Finlande (28 Février 1986), Allemagne (06 Février 1991)…

Titres alternatifs : Allemagne : Die Lust – Belgique : De perverse vrouw / La femme pervertie – Espagne : El despertar del placer – Finlande : Käsi hameen alla – France : La femme pervertie – Russie : (?) Развратная женщина –  U.K : The Pleasure

Ils en parlent :

[Fr.] « La Femme pervertie (Il Piacere) est réalisé en 1984. C’est le second volet d’une quadrilogie tournée sans doute pour profiter de l’engouement qu’avait suscité La Clef de Tinto Brass en 1983. C’est le moment de la résurgence en Italie d’un cinéma érotique soft et ambitieux. Si le film se présente comme l’adaptation d’un récit de Restif La Bretonne, c’est plutôt à d’Annunzio que l’on pense et à l’ambiance décadente, snob et morbide de ses romans. Situé pendant le fascisme, le film décrit un homme confit dans le souvenir de sa femme défunte et insensible aux tentatives, de plus en plus perverses et sophistiquées de sa belle-fille pour le séduire. Jusqu’à ce que… » Jean-François Rauger (La Cinémathèque Française Décembre 2012)

[It.] « Ogni riferimento a D’Annunzio è quasi puramente casuale. In realtà Joe D’Amato, che in questi anni ha tenacemente proseguito sia la produzione di film hard core, sia quella di film sexy patinati, usa nel ‘Piacere’ la ricetta Tinto Brass, Venezia-fascismo-erotismo, per vedere se funziona ancora. In questo momento in cui, in alcune città europee (vedi Milano), qualcuno ha deciso che nessuno può più considerarsi tanto maggiorenne da entrare in un cinema a luci rosse, la ricetta funziona. Non mancano la maitresse di buon cuore (Dagmar Lassander), le ragazze tutto pepe, la Laura Gemser (è un’ondata di ritorni per le soubrettes del sexy all’italiana) che offre l’oppio per dimenticare, e c’è anche Lilli Carati che mostra giustamente orgogliosa, il suo corpo ancora di ‘ragassa’. Nel feuilleton, molto elementare nei meccanismi narrativi e psicologici (c’è continuamente lo zio Gérard che ricorda e si eccita in flash back), appare però soprattutto Andrea Isabelle Guzon che, oltre a tutto il ben di Dio che mostra, ha anche l’occhio vispo, il che non guasta. Ah, dimenticavo, questo Gérard, per buon peso, ha anche il padre antifascista: ma, per carità non si parli di storia. La chiave del film è un’altra. » (Maurizio Porro, ‘Il Corriere della Sera’, 21 Agosto 1985)

[It.] « Sul versante del regime ritroviamo dunque quel gusto un tantino pompier della ricostruzione d’ambiente, con un’attenzione per il bri-à-brac dell’epoca nettamente superiore a quella riservata a recitazione e regia, che poi è stato per anni il gusto dominante negli sceneggiati televisivi. Sul versante familiare invece è di scena una giovane di scarsa fantasia, decisa a ripercorrere le orme della madre sporcacciona e recentemente defunta. La signora insidiava lo stalliere, frequentava bordelli e seduceva sconosciuti nel buio delle sale cinematografiche? La figlia prontamente la imita, nonostante sia ancora vergine, e tutto per ingelosire ed eccitare il patrigno, che invece non vuole saperne di lei. Non molto più brillante la vicenda parallela del fratellino, accudito da Lilli Carati. Molto orali e apertamente edipici gli amplessi. Geniale, a modo suo, la scena dell’attacco epilettico scongiurato grazie a un seno prontamente offerto e poppato. » (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 21 Agosto 1985)

[It.] « Il regista Joe D’Amato – che con il nome vero (Aristide Massaccesi) firma l’elegante fotografia – cerca, dopo ‘L’alcova’, di ripetere l’esperimento del film osè non schiavizzato dalla sfacciata pornografia dilagante nei cinema a luci rosse. Nel Piacere, anche senza richiami dannunziani D’Amato mostra di voler intellettualizzare la materia erotica attraverso un’evocazione accurata del tempo che fu, e lo fa portando sullo schermo una vicenda Anni ’30, ambientata, come ‘La chiave’ di Brass, a Venezia e, in parte, esplicitamente collocata in un lussuoso postribolo frequentato da gerarchi fascisti. Tra le abituali signorine interne, prodighe d’amore ad alta tariffa, ecco una collaboratrice esterna, d’estrazione borghese alla quale va di prostituirsi per una interiore sua particolare inclinazione al peccato carnale. Quando tale ‘bella di giorno’ muore, rimpianta da tutti, sarà la figlia Ursula, che ha la stessa vocazione della madre, a prenderne il posto, nonché a favorire un’asta in cui è in palio la sua verginità. Nel film c’è questo e altro (per esempio un patrigno poco eccitabile e un fratellino epilettico): il tutto confezionato senza troppa accortezza, ma reso piccante dalla presenza di interpreti belle a vedersi. » (‘La Stampa’, 23 Agosto 1985)

[It.] « UN BORDELLO CINESE NEL CUORE DI VENEZIA : JOE D’ AMATO, che aveva già mostrato il corpo nudo di Lilli Carati in un film soft-core di serie, « L’ alcova », tenta ora di approfondire il racconto erotico riproponendo l’ attrice accanto a una nuova protagonista, Isabelle Andrèe Guzon, nel film Il piacere. Ispirandosi forse inconsapevolmente alle eroine del marchese De Sade, il regista imbastisce un insieme di variazioni sul sesso descritte attraverso l’ avventura di una ragazza orfana e illibata, tale Ursula. Della madre di Ursula sappiamo che durante il carnevale di Venezia girava senza mutande, che non per soldi ma per piacere frequentava spesso il bordello di un’ amica, e che l’ amante, che ore rimpiange la sua scomparsa, era solito spiarla durante gli amplessi con estranei. E Ursula, figlia di puttana per così dire, non desidera esserle da meno, volendo provare le stesse sensazioni e le stesse esperienze sessuali, e per giunta, con lo stesso uomo. Sedurre il patrigno, però, che ama trascorrere le sue giornate ascoltando la registrazione della voce della ex amante durante i rapporti sessuali, non sarà facile. Adombrando alla lontana letture quali « Le prosperità del vizio » o « Le sfortune della virtù », Joe D’ Amato va a scuola da Tinto Brass ambientando il racconto a Venezia durante il ventennio e illustrando mondi postribolari con orbace e giarrettiere. Girato principalmente in interni il film sembra una perla per voyeurs tanto la cinepresa indaga su primissimi piani di pubi femminili, cosce e petti. Ma i personaggi sono marionette senz’ anima, e l’ assenza di spessore psicologico dei protagonisti annulla il desiderio che è una delle componenti dell’ erotismo. Il regista punta comunque sulla quantità e sull’ eccesso, tanto da allestire persino un bordello cinese con fumeria nel cuore di Venezia, e si diletta nel mostrare l’ eroina nuda e disponibile che rimane illibata fino alla realizzazione del suo sogno. Molto più curato di tanti film di serie (la fotografia è di Aristide Massaccesi), Il piacere resta goffo negli amplessi, approssimativo nei personaggi e dilatato nei tempi. Scritto, stando ai titoli di testa, da Homerus S. Zweitag e Claudio Fragasso, il film è interpretato anche da Laura Gemser e Dagmar Lassander. (r.f.) ai cinema Quirinale e Universal di Roma. » (La Repubblica – 29 agosto 1985)

[Esp.] « Joe D’Amato fue, años atrás, el pergeñadorde subproductos pretendidamente eróticos ala mayor gloria de Laura Gemser, protagonis-ta de sucesivas entregas de «EmmanuelleNegra», que en esta ocasión interpreta unpapel menos que secundario. La película queahora se estrena pretende enlazar con aque-llas marcadas por la infamante «S» que, sincaer en la pornografía asumida la bordean decontinuo, y es una aburrida historia semifami-liar que se utiliza como mero pretexto paradetenerse en las escenas de sexo explícito,de otra parte rodadas de cualquiera manera.Un película, en suma, que parece surgida deun estante en el que hubiera quedado archkvada, sin otro atractivo que los escasos exte-riores de la siempre fotogénica Venecia, re-tratada, de otro lado, sin la menor personali-dad. Los actores están a la altura del restodel filme, cuyo estreno en una sala de presti-gio sólo puede explicarse como compás deespera para e) siguiente y hay que suponer inmediato. » (C. S. F / ABC – España)

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